Sebastiano Cultrera | Caro direttore, colgo l’invito a parlare di turismo procidano , così come si presenta, in questi giorni di mezza estate, agli occhi di tutti noi. Turismo è , tuttavia, un termine improprio a definire tutto ciò : penso, non da ora, che il turismo , nella nostra isola , non sia mai nato, e provo a spiegare il perché. La calata caotica di “bagnanti” dalla vicina città e zone limitrofe alla quale assistiamo da anni, e che rappresenta almeno l’80 per cento delle presenze sull’isola ( stanziali o pendolari) non può definirsi turismo, anche perché , pur arrecando un flusso economico positivo per alcuni, rappresenta, viceversa, una concausa che ostacola il decollo di un turismo proprio e organico ( e quindi economicamente e antropologicamente sostenibile). Lo spettacolo disordinato di volgare e vorace fruizione del nostro territorio è scoraggiante. La approssimazione collettiva con la quale si propongono i vari “prodotti” turistici è, quanto meno, risibile. Manca tutto quel complesso di strutture, infrastrutture e professionalità che fanno di un bel luogo una località turistica : Procida non può quindi annoverarsi tra queste. Lo so , è un’opinione tranchant, ma è ciò che vedono i nostri occhi e , tu, caro amico, mi hai chiesto una pensiero dopo “ aver guardato in giro”. Il problema è questo : Procida è un luogo bellissimo e pieno di stimoli ( culturali, ambientali e antropologici) di primissimo livello , ma queste bellezze non sono quelle che trainano il grosso del turismo spontaneo e di prossimità che consuma l’isola. Anzi certe bellezze sono indifferenti al bagnante frettoloso che vuole solo un po’ di sole e mare non distante dalla sua città ( magari con costi ridotti) e con le stesse comodità della sua vita di tutti i giorni ( macchina, scooter, e altre chiassose abitudini comprese). Quindi, amico mio, rassegniamoci. Perchè la potenzialità dell’isola è, inequivocabilmente, orientata verso un’altra domanda di turismo ( che allo stato rappresenta , credo, neanche il 20 per cento del totale, con picchi di presenze nella stagione più bassa). Ma , per essere economicamente validi i servizi offerti devono rivolgersi soprattutto al 80 per cento dei turisti , trascinando il livello del turismo procidano verso la mediocrità. Per cambiare registro ci vorrebbe un Patto per il Turismo che coinvolga tutta la classe dirigente dell’isola , imprenditori, e operatori economici e culturali , con un disegno politico preciso. Tutto ciò. allo stato, non si intravvede. Qualche ottimista dice che siamo all’anno zero. Secondo me , purtroppo, siamo ancora alla preistoria turistica. Certo ci sono ragioni storiche , economiche e antropologiche per tutto ciò . Chi come me ha vissuto, da giovanissimo, esperienze di relativa importanza nel settore non lo nega. Ma non è questa la sede di capire le ragioni e di fare la storia dei tanti aborti turistici , dagli anni 50 ad oggi ( magari lo farò in un altro momento, se vorrai)
Mi hai chiesto uno sguardo sul presente e ho cercato di abbozzarlo. Con una duplice amarezza : il presente scontenta sia quella parte dei procidani che crede , lavora e investe nel turismo ( perché dal punto di vista economico i flussi turistici attuali sono insoddisfacenti) sia quella parte che , sostanzialmente, lo osteggia , in favore delle propria legittima tranquillità ( perché il caos regna sovrano e la tranquillità sperata è comunque compromessa ) . Tutto ciò aggravato dal fatto che sento in giro , ogni tanto, ricette che altro non sono che un insieme di luoghi comuni , e , che , infatti, non portano a nulla di buono. Il problema quindi è complesso . L’evoluzione delle cose non promette nulla di buono,: ciò nonostante le tante singole iniziative economiche e culturali che imprese e associazioni propongono ogni tanto. E compiendo enormi sforzi : questi sono, invece , il sintomo di una vivacità di una parte dei procidani che crede nei valori dell’ospitalità e che scommette nella possibilità che ancora serba l’isola di costruire ricchezza. Sono i semi di una futura svolta? Ai posteri l’ardua sentenza. Tuo Sebastiano
DAVVERO COMPLIMENTI ALL’EDITORIALISTA. UN RITRATTO VERO DEL NOSTRO TURISMO.
CIAO
caro Sebastiano,
da qualche parte dobbiamo iniziare aiutaci a capire da dove, incontrarsi per definire un nuovo progetto deve essere alla base delle prossime iniziative politiche non credi?
ovviamente non si potrà partire da questi che ci stanno ora che hanno massacrato il turismo, l’attuale classe politica amministrativa.
vorrei capire questa ostinazione di voler ” fare turismo” mettetevi in testa per una buona volta (voi procidani) che da uno studio fatto- Procida non è terra di turismo- smettetela ,non mi riferisco all’articolo del sig. Cultera- ma credo che è diventata un “”parafulmine” per amministratori INCAPACI, da ogni forma mercantile- e da rappresentanti di cat. che ci pasciano, come sanguisughe, attorno a tanti poveri investitori, inesperti,.
TITOLO: PROCIDA NON PUO’ FARE TURISMO!
in effetti il ragionamento fatto da Sebastiano è giusto e va nella direzione delle azioni intraprese da questa ammnistrazione con l’acquisizione del carcere e il rilancio dell’immagine dell’isola di arturo.
in effetti il ragionamento fatto da Sebastiano è giusto e va esattamente nella direzione opposta delle azioni intraprese da questa ammnistrazione , caratterizzata dal dolce far niente e l’incapacita’ di creare idee nonostante l’acquisizione del carcere caduta dal cielo, e pur essendo la patria dell’immagine dell’isola di arturo.
Non voglio
nemmeno entrare nel merito di questa lettera
direi cose troppo pesanti…. e squalificanti….
mi limito solo a questa osservazione: ” Secondo me,semplicemente,il Direttore del tg Procida ha sbagliato persona…. per chiedere un parere sulla situazione turistica attuale,che richiede tutt’altra lettura per interpretarla.,con tutto il rispetto…