Redazione | “Meglio tardi che mai” recita un vecchio adagio popolare. E’ di questi giorni uno strombazzato “reportage” che fa luce sull’abbandono in cui versa l’Abbazia di San Michele Arcangelo, fiore all’occhiello della nostra architettura, fede e religiosità. Non bastavano i nostri occhi, le nostre assurde leggi paesaggistiche a ricordarcelo. I giri in barca con lo sguardo rivolto al complesso ecclesiale che affaccia a strapiombo sul mare. La tomba di tanti intenti che giace abbandonata lassù sotto gli occhi di tutti. Per poco più di mezzo secolo a nessuno è mai fregato nulla, nessuno ha mai dato voce al vecchio custode Mons. Luigi Fasanaro, a quelle istanze che faceva emergere anche dall’alto del pulpito durante le sue omelie. Innumerevoli le sue richieste di aiuto alle Istituzioni quasi sempre sopraffatte da quel fitto cordone di silenzio che è perdurato una vita. Tra queste richieste ci piace ricordare quella che egli stesso raccontava, quella di un suo carcerato, un falsario, a cui Don Luigi, cappellano del carcere, narrava dei suoi propositi per la salvaguardia dell’abbazia, delle difficoltà a far giungere a chi di dovere il suo grido di allarme e le difficoltà nel reperire i soldi necessari. Durante una di queste conversazioni, tale Valter Munerati soleva dirgli tra il serio ed il faceto: ” Don Luì fatemi uscire, ve la faccio fare nuova la chiesa“. A poco più di sette anni dalla morte – era il settembre del 2006 – il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana si ricorda di Procida e dei Procidani e lo fa niente di meno che nell’inserto “cultura” , dove di cultura non c’è manco l’ombra, con una serie di nomi, cognomi e interviste tutte con lo stesso comun denominatore, una scoperta dell’ultima ora: qui crolla tutto. La speranza è che i riflettori restino accesi più a lungo possibile e non il tempo di una domenica di inizio autunno per l'” avvenire” dell’Abbazia di San Michele.
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4 commenti su “L’Avvenire con mezzo secolo di ritardo si ricorda dell’Abbazia di San Michele”
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Faccio i miei complimenti
al Dir. Leo P. per portare alla ribalta problemi cosi angoscianti e spinosi ,che richiederebbero,a mio parere,ben più attenta analisi e descrizione.
il “reportage ” dell’Avvenire è , a mio modesto parere,molto poco attento.. all’analisi,all’inchiesta,all’indagine,alla ricerca delle risposte sui tanti perchè di queste deficienze di responsabilità che stanno mettendo a repentaglio il bene più rappresentativo del popolo procidano.
Non si va ad indagare sul perchè di quella bocciatura della Sovrintendenza , chi sono i responsabili ,le testimonianze dirette o indirette. Doveva finire cosi,o ci si poteva porre rimedio. L’articolista si limita ad una banale esposizione dei fatti.
Ed ancora,nemmeno ci si pone l’interrogativo sul perchè la chiesa di S. Margherita Nuova ha avuto,nel corso degli anni,gia diverse ristrutturazioni,e quindi ingenti finanziamenti,
e l’Abbazia,ch’è il più importante patrimonio dal punto di vista religioso,storico e culturale,rimane nel più completo abbandono.
Sono domande che l’autore dell’articolo nemmeno si pone ,nè avanza delle riflessioni o critiche
sottoscrivo ogni virgola dell’amico Geppino del suo commento.
rinnovo i complimenti al direttore.
Gennaro
QUANDO CI STANNO PER MEZZO I PRETI E I LORO AFFINI E’ TUTTO UN CASINO….ANCHE IO RICORDO LE PREDICHE DI FASANARO…ONORE A LUI CHE PER DECENNI HA CHIESTO AIIUTO NEL BUIO.
BEL RICORDO E GRAZIE TG PROCIDA
Ricordi…
“ALT! Hanno rubato un bel pastorello! All’onesto Visitatore di questi sacri meandri. Il Custode, forte nella fede, da solo contro tutto e tutti lotta dal 1958… per salvare quest’Abbazia, vetusta e storica, e distrutta 2 volte dai Saraceni di ieri…e di oggi! Mentre il comune di Procida, usurpatore fin dal 1916 di vari beni di questa chiesa, sonnecchia… Il custode geloso”