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Ormai il Nautico non basta più: serve un’Accademia o una Fondazione che qualifichi i diplomati

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Ott 15, 2013

berrettiRedazione | Lo spunto ci viene offerto da un commento su FB,  il quale  – nell’elogiare la manifestazione di sabato che ha visto il conferimento della cittadinanza onoraria all’ Ing. Andrea  Cosulich  – racconta in poche righe il secco e per certi versi drammatico  “noi non imbarchiamo allievi ufficiali” rivolto – dal neo “onorario cittadino”  – ad un ragazzo appena diplomato al Nautico. La vicenda racchiude un po una situazione angosciante che i giovani diplomati devono affrontare subito dopo l’esame di quinto anno. Solo et sempliciter perché  il percorso di studi manca di un  completamento della parte teorica e addestrativa.  In effetti la Convenzione internazionale IMO STCW dell’ 85  prevede ulteriori conoscenze teorico pratiche da aggiungere a quelle recepite nell’ambito della formazione scolastica tradizionale. Esperienze aggiuntive che gli allievi devono acquisire autonomamente. L’aspirante ufficiale di macchina o di coperta, dunque, dopo il diploma, e dopo semmai aver ricevuto un bel premio, deve  provvedere autonomamente all’acquisizione di altri  titoli, rivolgendosi a soggetti formativi e di addestramento privati, nonché a curare privatamente la propria formazione, in vista dell’esame di abilitazione,secondo le specifiche di competenze previste dalla normativa nazionale e internazionale. Mesi fa qualche ente – ignorando che la formazione professionale in Italia è di competenza delle Regioni – lanciò l’idea che potesse essere lo stesso Istituto Nautico a rilasciare attestati e certificare competenze. Nel caos delle riforme del mercato del lavoro e della scuola  una proposta fu lanciata  – anni addietro –  dall’allora  prof. Domenico Ambrosino, il kiodo, che  – prima che la quiescenza lo relegasse  alla sua passione di scrittore e brillante giornalista ( ora anche nonno ) –  da docente dell’Istituto Nautico di Procida,  lanciò l’idea della creazione di un’Accademia del Mare  un po come quella che esiste a Genova  – come la naturale continuazione di un percorso di studi post diploma.  Purtroppo, le contingenze dell’epoca, le burocrazie, le solite diatribe regionali e le pastoie scolastiche,  fecero si che il progetto si arenasse.  E allora alla domanda: “ perché non imbarcate allievi ufficiali ?” il ragazzo sabato si è sentito rispondere: “non siete qualificati“. (Lo eravamo un tempo addietro – come abbiamo scritto giorni fa – per quei mostri carichi di veleno).  A fronte di ciò riteniamo che il Comune di concerto con l’istituto Nautico  ipotizzi   la creazione di un’entità formativa di questo genere ( adatta anche ad ottenne reazioni favorevoli dal mondo del lavoro ad esempio coinvolgendo Confitarma, la confederazione nazionale degli armatori), coinvolgendo Provincia, Regione in particolare, Ministero, Comando delle Capitaneria di Porto e tutti gli altri attori interessati.  La formazione – e lo ripetiamo con forza – è essenziale per il personale che va per mare. Navi sempre più sofisticate, strumentazioni sempre più complesse, necessitano di addestramento e conoscenza che la scuola pubblica non può più offrire da sola. Una struttura  che potrebbe essere ospitata nei locali del conservatorio delle Orfane a Terra Murata che diventi  il punto di riferimento formativo per le generazioni di futuri naviganti.

 

 

5 commenti su “Ormai il Nautico non basta più: serve un’Accademia o una Fondazione che qualifichi i diplomati”
  1. ma se gli alievi del nautico a parte a non parlare l’ inglese non hanno neanche nessun interesse a fare corsi di sub di canottaggio o di vela anche se vengono proposti alla scuola quasi gratuitamente…..ormai e passato il tempo della vita facile senza voglia o spinta personale non si arriva da nessuna parte…Il Nautico vive della sua glotiosa storia solo che oggi alla storia non ci pensa piu nessuno, si devono dare una mossa……e non stare a mangiare le torte degli anniversari

  2. Penso che non è colpa solo dei nuovi diplomati.Ss una nave con equipaggio misto a maggioranza straniero chi deve occuparsi della sua preparazione?Un filippino con scarsa preparazione come è stato riconosciuto dalla autorità marittima e dalla poca comunicazione da entrambe le parti.La legge è sbagliata ma le esigenze di mercato sono altre e tutto viene rimandato ma non risolto.
    Antonio

  3. I tempi sono certamente cambiati! La mia carriera di navigante la iniziai nel dopoguerra. E come me, tutti i miei colleghi diplomati nautici,escluso qualche fortunato,si imbarcavano per mozzi. Poi divenni giovanotto di seconda, poi ancora giovanotto di prima.Quando passai marinaio avevo anche maturato il periodo per sostenere l’esame di aspirante CLC,che mi avrebbe permesso di imbarcarmi da Ufficiale, Dopo un altro anno e passa di navigazione, maturai il periodo per sostenere il titolo di C.L.C. Oggi non esistono più neppure questi titoli. Che venga pure un accademia, ma in questa sede si insegni oltre alla conoscenza dei vari SMS ,ISM,OPCR,IMDG,VTS,ISPS,SOPEP,DSP,etc.etc.etc,anche a scendere in una cisterna appena degassata per riparare una serpentina, o abbisciare le catene nel pozzo,a dare una bozza a un cavo , a stare al timone etc.etc.

  4. Create o almeno riuscite a mantenere i posti di lavoro su navi italiane per gli italiani che hanno voglia di lavorare. Poi si parla di altro…..!!!!!

  5. Il problema piu’ grosso per gli allievi nautici e’la lingua inglese!Responsabile pero’ e’ lo stesso Istituto Nautico che non si aggiorna sull’insegnamento dell’Inglese.Il giovane si diploma,senza saper leggere una carta nautica,i suoi simboli,etc.
    nessuna conoscenza inglese sulle parti che compongono la nave,documentazioni,insomma il ragazzo e’ un pesce fuor d’acqua,destinato a fare solo brutte figure appena imbarca,suo malgrado.

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