Il Lazzaro | Erano gli anni a cavallo tra i 90 e il 2000. Partiva e si concludeva, in un decennio, quello che più tardi fu definito il cuore di Gomorra: l’operazione Cassiopea. «Non è stato tutto inutile, i treni che portavano i rifiuti dal Nord al Sud c’erano davvero, ora grazie a quest’indagine il traffico si è interrotto, la discarica d’Italia ha chiuso». Dichiarava una decina di anni fa il procuratore Donato Ceglie, magistrato che ha condotto l’inchiesta Cassiopea, che ha portato alla luce anni di commercio illegale di rifiuti destinati al casertano. Peccato tuttavia che quel traffico, probabilmente sia comunque proseguito. 95 sentenze di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione o semplici multe ed ammende comminate, questo il risultato di Cassiopea. Tra gli assolti, anche l’ex governatore della Campania, Antonio Bassolino.
Ecco, invece, gli imprenditori veneti assolti, da un articolo del Corriere del Veneto di Roberta Polese del 21 settembre 2011:
Ma fu l’inizio dell’indagine a provocare un’onda inarrestabile: da quel momento e con l’uscita del libro di Roberto Saviano, «Gomorra », e nell’omonimo film di Matteo Garrone, gli imprenditori del nord sono stati visti con sospetto in tutta Italia. Tra i nomi veneti più rilevanti nell’indagine Cassiopea spicca quello del vicentino Carlo Valle, originario di Arcugnano, legale rappresentante della Servizi Cosieri Srl, società di stoccaggio rifiuti con sede a Marghera. Per lungo tempo la procura di Santa Maria Capua Vetere aveva sospettato collegamenti tra la sua azienda e ditte del Sud che dovevano fa sparire melme acide. E poi c’è Giuseppe Vidori, trevigiano di Vidor, Treviso, a capo della Vidori Servizi Ambientali, anche lui sospettato di rovesciare rifiuti al sud risparmiando fior fior di quattrini. Ruolo di spicco, durante le indagini preliminari, avrebbe avuto anche Oriano Brugnaro, di San Giorgio in Bosco, Padova. Il sospetto era che Brugnaro, in quanto titolare della Autotrasporti Bfp, avesse intrattenuto affari con Villa e quindi anche lui era sospettato di collaborare allo smercio di veleni al sud. E poi ci sono collaboratori, altri piccoli imprenditori a formare la squadra compatta di veneti messi nel mirino da Santa Maria. Nell’arco di questi nove anni di indagine le ipotesi di accusa sono cambiate di volta in volta, a seconda delle intercettazioni, dei contatti (Corriere del Veneto, 21 settembre 2011)
Prosegue l’articolo del Corriere del Veneto, spiegando i motivi del non luogo a procedere:
Molti reati sono finiti in prescrizione. Per l’associazione a delinquere il gup non ha trovato prove, tantomeno per l’associazione a delinquere di stampo camorristico, rigettata qualche anno fa dalla Dda di Napoli. Il disastro ambientale e avvelenamento della acque sono stati derubricati e passati in prescrizione. Non restano che ammende e multe. Che siano salate o meno poco importa: l’inchiesta Cassiopea non ha portato a nulla di penalmente rilevante. I veneti ne escono puliti. Lo stesso procuratore che ha condotto le indagini ammette la sconfitta. Ma dice anche: «Rispetto la decisione del Gup, ma rifarei tutto. Queste inchieste non sono fantasiose ipotesi investigative, i treni che portavano i rifiuti tossici dal nord al sud ci sono stati davvero». E i colpevoli? secondo Ceglie la colpa è di una giustizia forse troppo lenta, incapace di stare al passo con i tempi. «Abbiamo ipotizzato associazione a delinquere quando per gli illeciti in materia di rifiuti esistevano solo contravvenzioni». Mancano però le responsabilità penali: «Per noi le responsabilità penali di quell’indagine sono accertate, provo sgomento e dispiacere per quest’esito infausto. Ci sono persone condannate in altri processi per aver sversato un centesimo dei rifiuti che risultano aver tombato a Casreta, come è emerso dalle indagini. Attendiamo le motivazioni del gup, valuterò se fare appello contro quei proscioglimenti » dice Ceglie. L’amaro in bocca c’è e gli resterà per un bel po’. Forse i rifiuti del nord non arrivano più a Caserta, ma lo smacco è pesante da digerire. Soprattutto Castel Volturno e in tutto il casertano «avvelenato» dalle falde fuori norma provocate da colpevoli «fantasma ».
Insomma, tana libera tutti…nessuno c’entrava niente. Per chi è stato provato il coinvolgimento, invece, una multa o un’ammenda, secondo quanto previsto dalla legge in materia di reati ambientali.
A tal proposito, così oziosamente ed incidentalmente, oltre che proditoriamente, mi sovvengono le parole proprio del governatore veneto Zaia, a proposito dell’emergenza rifiuti in Campania: “Il Veneto – ha detto Zaia all’ANSA spiegando il no del Veneto a farsi carico di una quota rifiuti della Campania – senza alcuna nota polemica, conferma con serenità la sua indisponibilità ad accettare rifiuti provenienti dalla Campania“ (29/11/2010)
La Regione Veneto dice no, ancora una volta, ai rifiuti di Napoli: «Qui mai». Poco importa che i tecnici squadernino numeri che dimostrano non solo la fattibilità del trasferimento, ma addirittura la sua convenienza sul piano industriale ed economico: «Il Veneto ci guadagna di più a lasciarli dove sono » taglia corto il governatore Luca Zaia. E l’assessore all’Ambiente, Maurizio Conte, fuga ogni dubbio: «Il nostro no è politico, non ammette repliche»(27 settembre 2011)
Eh già, aveva ragione Zaia, ci hanno proprio guadagnato a lasciarli dove erano, ossia in Campania.
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