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“Allor stamm ienn affunn”: dialogo tra Schettino e il Direttore di Macchine Procidano Giuseppe Pilon

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Nov 19, 2013

pilonRedazione | Mentre la Costa Concordia stava già affondando, Francesco Schettino cercava ancora di capire cosa fosse successo. In una conversazione fatta sentire per la prima volta al processo di Grosseto sul naufragio del 13 gennaio 2012 all’Isola del Giglio, il capitano della nave chiese al direttore di macchina PROCIDANO Giuseppe Pilon: «E allora stiamo andando a fondo praticamente? Non l’ho capito». Questo alle 21.51, ben nove minuti dopo l’impatto con gli scogli. Nella conversazione, con telefoni interni della nave, Schettino aveva iniziato a domandare a Pilon: «Ma almeno un motore si può accendere?».
E il direttore di macchina: «Stiamo andando giù a vedere, non possiamo entrare in macchina, è arrivata l’acqua fino all’officina, non possiamo andare giù».
«C’È ASSAI ACQUA?». Nella stessa testimonianza di Pilon, il pm Leopizzi ha fatto ascoltare altre conversazioni captate dalla scatola nera della nave. La prima, tra plancia di comando e sala macchine. Schettino chiese: «Ci sta rientrata l’acqua?». E Pilon: «Hai voglia, lato dritto sto scendendo». Schettino, incredulo: «C’è assai acqua?». Pilon: «C’è acqua, non si può scendere. Ti metto in moto le pompe d’emergenza». Il capitano: «Allora dobbiamo dare fondo all’ancora». Due minuti dopo Schettino diventò consapevole dell’affondamento.
«DOVE ABBIAMO TOCCATO?». Poi una terza conversazione fatta sentire sempre durante la testimonianza di Pilon, delle 22.10. Schettino disse: «Direttore su che corrente siamo?». «Abbiamo agganciato il diesel d’emergenza», rispose Pilon. «Ma abbiamo almeno un locale di generatori diesel disponibile?». E il direttore di macchina: «È tutto allagato, è partita, nella preparation l’acqua usciva dalla parte superiore della porta stagna». Ancora Schettino: «E allora dove abbiamo toccato? Vedo che il vento ci sta spingendo fuori qua. Voglio sapere: se abbiamo i motori 4, 5 e 6». «Comandante non ce li abbiamo», rispose Pilon con voce desolata, finché il direttore di macchina, alle insistenti richieste di Schettino, sbottò dicendo: «Qui comandante è tutto perso».

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