Redazione | NON c’è dubbio che la legge dal titolo “Disposizioni per la razionalizzazione delle competenze in materia di demolizione dei manufatti abusivi”, che sostanzialmente rende più difficile la già improba e improbabile operazione del demolire manufatti abusivi, sia una legge scritta per la Campania. La prima approvazione avvenuta qualche giorno fa al Senato è un viatico e una liberazione anche peri politici di centrosinistra.
ssi pure, molto realisticamente, hanno smesso di credere agli obblighi di controllo delle amministrazioni comunali, al potere repressivo della forza pubblica, ma, soprattutto, all’effettiva efficacia di normative, leggi, piani regolatori, regole paesaggistiche, commissioni edilizie, sovrintendenza e pareri, integrazioni e prescrizioni varie e, sempre con molta più concretezza, si sono avviati sulla strada del sanare e del condonare, utilizzando non tanto norme chiare e precise, quanto soprattutto le conclamate difficoltà dello Stato a fare rispettare le leggi, principalmente quelle confuse e un po’ fraudolente.
Non avrebbe senso, altrimenti, il tenere impegnato il Senato per giungere all’approvazione di una legge che «disciplini» e «razionalizzi» i «criteri» per le «priorità» da adottare quando si decide di abbattere un immobile abusivo, e cioè realizzato in toto contro le leggi dello Stato stesso e contro i beni comuni, che sono lo spazio pubblico e il paesaggio.
A far emergere il carattere simulatorio della norma sono, banalmente, i ben noti dati statistici relativi all’argomento.
L’ultimo rapporto nazionale di Cnel e Istat, presentato qualche giorno fa, chiarisce come «la massima intensità del fenomeno dell’abusivismo edilizio si rileva in Campania, dove negli ultimi dieci anni si stima che la quota di abitazioni abusive sia stata pari, in media, a poco meno della metà del costruito legale”. Una débâcle delle norme urbanistiche e del buon senso che non ha pari nel resto dell’Italia, dove la media del costruito abusivo è di circa il 20 per cento del totale, mentre nelle regioni del Nord la media è appena del 5.
Se a questa quota si aggiunge il cosiddetto “costruito legale”, ma comunque in deroga alle normative ordinarie, il risultato è rovinoso. Sempre negli ultimi dieci anni, infatti, in Campania circa il 30 per cento delle costruzioni regolarmente assentite, è stato realizzato utilizzando normative e leggi in deroga agli strumenti urbanistici e paesaggistici. Tra tutti, il Piano Casa, di recente prorogato di altri due anni dalla Regione Campania (cioè l’ente cui è delegato il governo del territorio). Ma anche leggi inventate (e reinventate) dalla stessa Regione Campania, come la 19 del 2001 con la quale si sono rese più sbrigative le pratiche edilizie e si è sturato il fastidioso tappo che impediva di costruire nelle zone a vincolo paesaggistico (e di cui i milioni di metri cubi di autorimesse interrate costruite, in costruzione e in approvazione in Penisola Sorrentina resteranno per sempre l’inquieto simbolo). I dati, non possono quindi che confermare la sostanziale identità di “condono” della nuova legge approvata in Senato. In tutta la Campania, infatti, ci sono circa 270 mila immobili abusivi e occorrerebbero quasi trent’anni per demolirli tutti seguendo le normali procedure che, tra ricorsi, dimenticanze, opposizioni ed errori giudiziari, normali non sono mai. In sostanza, non è di un’emergenza, abitativa o meno, che si fa carico la legge, ma di consolidare, definitivamente, la prassi della deroga, della manipolazione delle regole e della svendita dei paesaggi, soprattutto quelli di pregio (nona caso trai firmatari della legge c’è Domenico De Siano, cittadino di Ischia, territorio simbolo dell’abusivismo edilizio correlato al dissesto del territorio).
Alla massa, in gran parte indefinita, dell’abusivismo edilizio e della produzione edilizia in deroga, vi sono da aggiungere le circa 200 mila domande presentate per i condoni del 1985, 1994 e persino 2003 (nonostante questo non sia applicabile sul territorio regionale). Di queste, circa 85 mila nella sola città di Napoli che, nonostante una normativa comunale speciale per evaderle, restano per quasi la metà ancora ad ammuffire nelle anguste stanze dell’Ufficio Condono, simbolicamente ubicato in un immobile semidismesso in un quartiere di edilizia residenziale pubblica a Ponticelli.
L’inefficacia delle azioni repressive e la confusione delle regole rendono la legge approvata dal Senato, quindi, oltre che iniqua, anche un po’ meschina, perché, contrariamente al titolo, non tende a razionalizzare o, magari molto più coraggiosamente, a bloccare le ruspe per gli immobili abusivi, ma semplicemente a inceppare definitivamente i meccanismi, derubricando la pianificazione del territorio, la sua messa in sicurezza e la tutela dei paesaggi di pregio a incartamenti pieni di polvere da depositare senza esito alcuno negli scaffali delle Procure campane. Per il centrodestra un ottimo risultato. Per il centrosinistra e per il Pd campano, paradossalmente, un risultato ancora migliore.
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