Redazione | “Un gesto significativo, un riconoscimento doveroso anche perché attribuito a chi ha saputo coniugare umanità con professionalità“. Con queste parole il sindaco di Procida Vincenzo Capezzuto – a nome della comunità isolana – ha consegnato stamane una targa di riconoscimento al Cap di Fregata Filippo La Rosa per il sostegno sanitario praticato a favore dei membri della Savina Caylin, ed in particolare dei procidani, in occasione della liberazione dai pirati somali. Alla cerimonia – presso il municipio – era presente il Com. della Petroliera Savina Caylin Giuseppe Lubrano Lavadera che ha ricordato il dramma di quei mesi. Le lancette della memoria si sono soffermate sulle ore che hanno preceduto la fine della prigionia e ha rivelato un fatto che a tanti sarà sfuggito, ma che torna attuale in relazione alla vicenda dei Marò Italiani detenuti in India. Durante le concitate ore prima della liberazione, al Governo Italiano arrivò la richiesta dalle autorità indiane, che i 15 membri di nazionalità indiana, potessero essere i primi a lasciare la Savina Caylin. La richiesta del governo di New Delhi era motivata dalla preoccupazione di ritorsioni – una volta sbarcati gli italiani – per le azioni militari indiane intraprese degli ultimi anni contro la pirateria somala e che dunque potessero compromettere la incolumità dei membri dell’equipaggio indiano. Il Governo Italiano accettò benevolmente e i marinai indiani furono trasferiti per primi sulla bettolina mentre gli italiani rimasero a bordo fino a quando i pirati non abbandonarono la petroliera. Un gesto umanitario e politico che alla luce dei fatti più recenti legati ai Marò Italiani lascia sconcertati e basiti per l’atteggiamento incomprensibile delle autorità indiane nei confronti delle richieste Italiane di processare i due Marò in Italia.