Amedeo Borzillo | Da 40 anni, sempre e solo da volontario, mi interesso e nel mio piccolo mi impegno per la salvaguardia dell’ambiente. Lo testimoniano i 10 anni passati alla guida del più grande gruppo di Appoggio a Greenpeace d’Italia, e la partecipazione a tante battaglie, dalla chiusura degli inceneritori con fumi alla diossina, alle iniziative per il risparmio energetico o contro gli OGM, dalla guerra ai CFC alle azioni in Italia e all’estero contro il nucleare militare e civile, ma soprattutto all’impegno continuato per la salvaguardia del mare.
Ho sempre trovato comunità di intenti, visioni condivise, collaborazione e identità di vedute con le associazioni ambientaliste nella lotta contro sistemi di pesca distruttivi (Reti Spadare, strascico,..) nell’impegno profuso a protezione delle specie marine minacciate (Caretta caretta, delfini, etc. ), all’impatto ambientale della nautica, fino ad un uso più responsabile e sostenibile della risorsa mare.
Per questo trasecolo, incredulo, davanti alle affermazioni di alcuni Verdi, ormai autoreferenziali, reduci da sconfitte interne e soprattutto esterne al loro stesso Partito o Movimento: ridotti a percentuali di voti da prefisso telefonico, ininfluenti e soprattutto assenti da iniziative in difesa del territorio, dell’ambiente, del clima o degli ecosistemi, reduci da un congresso iniziato con una rissa durata circa mezz’ora con gente finita all’ospedale per la contrapposizione di due gruppi di potere, sono ormai avvezzi più alla macchina del fango che al confronto politico.
Ne è un ultima manifestazione la presa di posizione sull’AMP Regno di Nettuno: unici in Italia a chiederne la chiusura, unici in Italia a parlare di preminenza degli aspetti economici su quelli della conservazione, unici a non capire che le cose non sono in contrapposizione ma al contrario una fattore dell’altra.
Devono infatti necessariamente, e colpevolmente, ignorare quanto in Italia si sia già fatto e sia in programma, come nello stesso Regno di Nettuno, per fruire, e non per soffrire, dei benefici indotti dalla presenza di una Area Marina Protetta che, è bene ricordarlo, non è un confine su una mappa ma un prestigioso riconoscimento per una area di particolare pregio naturalistico, paesaggistico, di biodiversità, e con la peculiarità di limitare le attività di pesca e prelievo con delle regolamentazioni specifiche, ma anche di promuovere ed effettuare dei programmi di studio, ricerca e ripopolamento abbinati a dei programmi didattici ed educativi che permettano la maggiore conoscenza e sensibilità nei confronti della natura.
Come non essere d’accordo? Perché i rappresentanti dei Comuni isolani non intervengono?
In tutt’Italia si stanno sviluppando iniziative, condivise con imprenditori, pescatori e studenti , per attuare piani (dal pesca turismo , con pescatori che accompagnano i turisti a vere e proprie battute di pesca, all’archeologia subacquea, dai laboratori di mare e di sole ai progetti di Tutela e Valorizzazione dell’area, etc) che siano anche di sviluppo economico e occupazionale, interpretando l’AMP come volano di economia, sostenibile e per questo duratura.
Peraltro i primi segnali in questo senso si sono già avuti: la disponibilità delle Associazioni imprenditoriali legate al Turismo a collaborare nel concreto ad iniziative dell’AMP, condividendo la potenzialità di un’Area di Rilevanza Naturalistica nella qualificazione del Turismo indotto, è un buon segnale.
C’è, certo, molto da lavorare, ma l’ultima cosa di cui si avverte il bisogno è quella di registrare, da parte di chi almeno per definizione dovrebbe essere un sostenitore della salvaguardia del mare da uno sfruttamento distruttivo e senza futuro, un atteggiamento incomprensibilmente negativo e colpevolmente ostativo e avverso.