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I set di Procida e Ischia sul Financial Times

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Mar 12, 2014

P.R | Isole da sogno. Che il cinema trasforma spesso in sinistri luoghi da incubo. C’è posto anche per Ischia e Procida nell’originale excursus che il Financial Times dedica a quelle fascinose location d’eccezione circondate dal mare, che nelle pellicole si prestano a insospettabili colpi di scena o delle quali gli sceneggiatori evidenziano  la distanza, quasi metafisica, dalla terraferma.
Dal “Doctor No” della saga di James Bond (titolo italiano “Licenza di uccidere”, ambientato ai Caraibi) alla celeberrima “Fuga da Alcatraz”, da “Shutter Island” a “The Ghost writer  –  L’uomo nell’ombra” di Polanski: l’autore dell’articolo, il critico Edwin Heathcote, sottolinea il ruolo tutt’altro che marginale delle isole nella storia del cinema. Né la letteratura (da Itaca in poi) è parsa immune al loro fascino.
E il golfo di Napoli? Con potenziali ottime ricadute per il nostro cineturismo, c’è spazio  – nell’articolo del Financial Times – anche per un altro tipo di isola, più specificamente italiana, un variegato mix di luogo paradisiaco e di esilio: “Un luogo di povertà – sottolinea il Financial Times – che rende il lusso occasionale ancora più dorato”. Una semplicità e un distacco che il cinema ha più volte utilizzato per costruire trame composite, di cui l’insularità è per l’appunto un tassello fondamentale.
Così, una lunga tradizione cinematografica obbliga la citazione per Procida, teatro de “Il postino” di Michael Radford (“Le architetture  –  scrive il critico  –  sono le più fotogeniche e ipnotiche mai immortalate in un film, con le case cha paiono file di mattoni mescolando lo stile di Yemen e Marocco con quello tipico e pittoresco dell’Italia”) e de “Il talento di Mr. Ripley”, che vale una significativa citazione anche per la vicina Ischia.
Nel thriller di Minghella, contro il fascino povero dell’isola si staglia la spensierata esistenza di un playboy. La cui villa è meravigliosa, circondata da terrazze e giardini subtropicali, con vista sul Castello Aragonese. Quanto basta, insomma, per stuzzicare la fantasia di registi e sceneggiatori, da sempre sensibili al fascino delle isole, e di chi al cinema  –  con o senza colpi di scena  –  è abituato a sognare.

napoli.repubblica.it

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