Redazione | Ha del paradossale la storia dei due piani paesistici ( PTP) che stanno venendo fuori in queste ore negli uffici e sulle scrivanie di dirigenti e geometri comunali. Tanto da mettere in discussione azioni e controlli anche passati sulla materia edilizia degli ultimi 40 anni. Una vera e propria bomba ad orologeria. Procediamo con ordine. Il comune di Procida è sottoposto a vincolo (Per il Piano Territoriale Paesistico) , dalla la Legge 29 giugno 1939 n° 1497 e sulla protezione delle bellezze naturali e panoramiche con D.M. 26.3.1956 e poi ), nel piano paesistico approvato1° marzo 1971 – G.U. n° 111 del 5-5-1971. Questa versione di Piano diciamo così ufficiale per oltre 40 anni – all’art 7 zona E ( agricola ) – permetteva:
Nella zona E) di colore bianco, riferita alla superficie agricola della isola, si consente una fabbricabilità di 0,05 mc/mq su di un lotto minimo di 5.000 mq (cinquemila metri quadrati) con un numero massimo di due piani; comunque l’altezza massima non potrà superare 8,00 m rispetto al piano di campagna e 1’edificio dovrà avere un arretramento dal bordo della strada di 10,00 m rispetto allo sporto massimo. Sono consentiti, indipendentemente dagli indici precedenti, limitati interventi per una cubatura lorda complessiva inferiore ai 150 mc sempre condizionati alla approvazione della Soprintendenza ai Monumenti.
Nella versione venuta alla luce in queste ore e pubblicata anche sul sito della regione Campania a cura dell’assessorato alla Urbanistica – invece – all’art. 7 a margine si affianca una variante che non è mai stata presa in considerazione:
Sono consentiti, indipendentemente dagli indici precedenti, limitati interventi per restauro di edifici esistenti per una cubatura lorda complessiva inferiore ai l50 mc sempre condizionati alla approvazione della Soprintendenza ai Monumenti. E’ inoltre comunque consentita una cubatura massima di 150 mc solamente per lotti non inferiori ai 2.000 mq alla data del 1 Gennaio 1970 escludendosi quindi ognl ulteriore diritto sui terreni frazionati in epoca successiva.
E’ sbalorditiva la differenza che si evince dai due piani. E da cui non potranno che scaturire delle conseguenze anche di carattere amministrativo e forse anche penale. La Soprintendenza in base a quale piano seguiva le pratiche bocciandole o adeguandole a un PTP nella sostanza non conforme? La Regione dopo gli accordi stato regione del 2001 quale piano aveva notificato presso il nostro comune? E Gli uffici comunali quale piano hanno ottemperato per decenni? Tutte domande che non potranno essere disattese ormai anche a fronte della formalizzazione e dell’utilizzo ad horas di questa nuova variante. In un’isola che purtroppo ha dovuto fare i conti con un abusivismo di necessità e che vede iscritte nei registri di sentenze di abbattimento più di duecento abitazioni, ( in particolare abitazioni ricadenti nella zona E ) la popolazione si chiede quanti di questi abusi non sarebbero stati tali al cospetto di questo piano occultato volutamente o dolosamente per decenni e che invece avrebbe potuto far edificare senza ricorrere a nessun condono. È molto secco il Sindaco Vincenzo Capezzuto. “In queste ore ho contattato il Responsabile dell’ assessorato all’urbanistica della Regione Campania e coordinato con l’Arch. Paola Bovier della Soprintendenza e dopo aver valutato attentamente la cosa ho inviato una nota agli uffici comunali, invitandoli a tener conto del nuovo documento regionale scoperto da pochi giorni, quello di fatto meno restrittivo per le costruzioni ed invitando gli stessi uffici ad adottarlo sin da subito quale unico strumento valido per la valutazione delle istanze dei cittadini e trasmetterlo agli uffici competenti e alla commissione per il paesaggio”