Redazione | Si è conclusa con un grande successo scientifico e di pubblico l’VIII edizione dell’ISUR-International Symposium on Underwater Research, convegno interdisciplinare dedicato alla conoscenza del mondo sommerso e del patrimonio subacqueo attraverso la ricerca scientifica, tanto nel campo archeologico, quanto nelle aree delle discipline geologiche e biologiche, mediche e giuridiche. L’incontro, organizzato dall’Università di Napoli “L’Orientale”, insieme con GAMA-General Association for Mediterranean Archaeology e DAN – Divers Alert Network, con il supporto di BETA Analytics-Radiocarbon dating, Gruppo S.A.M. s.r.l. e Centro Sub Campi Flegrei, presso i locali della Scuola per l’Alta Formazione di Terra Murata a Procida, ha visto la partecipazione di oltre cento persone, tra relatori e uditori; molti gli ospiti internazionali, arrivati sull’isola da Spagna, Francia, Polonia, Russia, Iran, Albania, Grecia, Turchia, per presentare le proprie ricerche e per trovare un momento di confronto con colleghi e professionisti.
Di grande spessore è stata la conferenza di apertura, affidata al Pro-Rettore vicario dell’Orientale prof. Giuseppe Cataldi, esperto di diritto e tutela del mare: a lui il compito di inaugurare i lavori facendo chiarezza tra i complicati problemi relativi alla governance dei mari e alla proprietà giuridica del ricchissimo patrimonio che giace sui fondali di tutto il mondo.
Sessioni specifiche hanno poi permesso di presentare scavi e ricerche, nuove tecnologie e sperimentazioni; per la prima volta sono stati mostrati in Italia i risultati di quattro campagne di ricognizione archeologica nei fondali del Golfo di Antalya, nella Turchia meridionale: lungo un arco costiero di quasi 600 km, una missione dell’Orientale, guidata da Michele Stefanile, responsabile del laboratorio di archeosub istituito presso il Dipartimento Asia Africa Mediterraneo, si è affiancata a un gruppo di archeologi della Selçuk University di Konya, scoprendo e documentando porti a approdi, relitti e carichi dall’Età del Bronzo fino al periodo Ottomano, fra i quali spiccano due enormi giacimenti di sarcofagi semilavorati, posati da secoli sul fondo, e decine di ancore litiche, a testimonianza di antichissime navigazioni. “Grazie alla fiducia accordataci dall’Orientale” ha raccontato Stefanile “è stato possibile offrire ai ragazzi l’opportunità unica di far pratica di archeologia subacquea direttamente su siti archeologici pressoché vergini, in luoghi di grande fascino come la Turchia. Dallo scorso anno, inoltre, grazie al sostegno offerto dal prof. Pesando e a una convenzione istituita con la Soprintendenza Archeologica del Lazio, è stata inaugurata una seconda missione, questa volta nei nostri mari, nella parte sommersa e semisommersa della villa marittima di Gianola, nel Golfo di Gaeta”.
Fedele alla sua tradizione orientalistica, l’Orientale prosegue nello stesso tempo anche le ricerche lungo le coste e nelle acque del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano. E’ stata Chiara Zazzaro, ricercatrice dello stesso Ateneo ed esperta di archeologia marittima e navale dei mari d’Oriente, a raccontare a un pubblico affascinato i lavori già svolti e le missioni in programma.
Non è mancata, poi, un’ampia finestra dedicata all’archeologia subacquea dell’area flegrea: le voci della Soprintendenza -rappresentata dal responsabile per le aree sommerse Paolo Caputo- e di chi con essa collabora da anni nello studio e nella valorizzazione del patrimonio subacqueo di Baia e dintorni, hanno fornito un quadro coinvolgente dei lavori in corso, delle nuove scoperte e dei grossi sforzi messi in atto affinché le rovine sommerse del territorio flegreo, uniche al mondo, possano restare a disposizione delle generazioni future.
Procida, e la splendida sede di Terra Murata, sono state dunque per qualche giorno al centro dell’attenzione internazionale nel campo dell’archeologia subacquea, con una presenza importante di ospiti e convegnisti dall’Italia e dall’estero e con una serie di attività ed eventi paralleli, come la mostra fotografica ‘The wave of stone’, ad opera del giornalista e fotografo Marco Molino, dedicata ai porti e ai paesaggi marittimi del Mediterraneo