E’ accaduto tutto nella tarda mattinata, quando i familiari non l’hanno vista rincasare. Forse aveva deciso di farla finita: pare che la donna non fosse nuova a simili gesti.
Un disagio interiore, un male di vivere che oggi non risparmia nemmeno il più fortunato, e che spesso può essere sottovalutato, passando inosservato nella routine che ci divora tutti.
La famiglia ha allertato immediatamente i Carabinieri della locale stazione e gli uomini della Capitaneria di porto di Procida, rispettivamente agli ordini del Maresciallo Capo Massimiliano Albero e del T.V Flavia La Spada, i quali hanno setacciato l’isola per terra e da mare, con l’ausilio della motovedetta.
Dopo ore di angoscia la donna è stata ritrovata a casa.
Da molti anni frequento la vostra isola, una terra bella fatta di luoghi splendidi e, fino a qualche anno fa, abitata da persone semplici ma ricche di inusuale umanità. Quando sono lontano da questa terra cerco nel web notizie e fatti per sentirmi parte dei luoghi che amo. la notizia di cui sopra mi lascia sgomento perchè è la palese dimostrazione di quanta poca considerazione si ha dell’intelligenza dei procidani. All’autore dell’articocolo chiedo: “per scrivere dell’isola e avere l’attenzione si deve necessariamente farsi i fatti altrui?” Non credo che possa essere motivo di interesse pubblico la vicenda personale di un qualsiasi cittadino, non ritengo che riportare particolari come “pare che la donna non fosse nuova a simili gesti” sia qualcosa che giovi alla comunità. Sono queste, cose che riguardano strettamente la famiglia (probabilmente unica fonte di tali dettagli). Un “giornalista” è quel professionista che si occupa di scoprire, analizzare, descrivere e scegliere notizie di interesse comune, scrive un articolo che relaziona su un avvenimento, presenta dei fatti o espone un punto di vista. Quale “punto di vista” si può esporre su un fatto strettamente personale?
Un disagio interiore, un male di vivere che oggi non risparmia nemmeno il più fortunato, e che spesso può essere sottovalutato, passando inosservato nella routine che ci divora tutti.
Egr. Sig. Del bene,
basta questa parte dell’articolo che lei non ha riportato per rispondere alla sua domanda.
ps: “Il male di esistere”, “il buio dell’anima” sono qualcosa di serio e profondo che sta colpendo anche la SUA bella isola fatta di luoghi splendidi e abitata da persone semplici e ricche di inusuale umanità e che andrebbero affrontati sempre e comunque. Mettere la testa sotto la sabbia non serve. Un buon giornalista deve riporatre i fatti offrendo un punto di vista. Si, verissimo. E se quello in questione era un fatto personale lo abbiamo affrontato e visto da un punto di vista personale. La saluto cordialmente.
LP
Il fatto che mi considera parte della vostra comunità procidana non può che farmi piacere, per il resto mi consenta di esprimere delle osservazioni. Il “male di esistere” e “il buio dell’anima” sono demoni tangibili che si incontrano tra le stradine dell’isola, specialmente il sabato notte, quando ragazzi (anche molto giovani), storditi da cocktail di alcol e droga, sfrecciano su auto e/o motorini oppure vagano barcollando per la marina Sent’Cò. “Il buio dell’anima” riaffiora prepotente quando “si sballano” e vomitano all’angolo delle strade, soli senza nessuno che regga loro la fronte. Il “male di esistere” è molto più presente in quelle persone che osservano indifferenti e passano oltre “non ti curar di lor… ma guarda e passa” . Guarda…. Per far cosa? Per capire quel ragazzo chi è? A chi è figlio? Per raccontare ad altri che il figlio di… , strafatto, vomitava per strada o aveva una siringa infilata nel braccio? Le giovani vite spezzate da questi mali chiedono giustizia; una giustizia fatta di proposte per prevenire il disagio interiore, fatta di impegno sociale serio, fatta di sacrificio e abnegazione. Sono convinto che vedersi sbattuto sulle pagine di un notiziario on line non aiuta, anzi acuisce l’inadeguatezza di cui si soffre; pertanto, senza assurgere a giudice, sarebbe opportuno guardare con occhi attenti e vigili la realtà circostante così ampiamente degradata cosa che, è ben più grave del “male di esistere” manifestato episodicamente da questa giovane donna. Come lei ben dice Mettere la testa sotto la sabbia non serve.
Grazie per l’attenzione Carlo Del Bene