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TGPROCIDA

Raccontare il presente, capire il futuro

La processione del Cristo Vivo, altro che morto

Ditgprocida

Apr 22, 2014

Sebastiano Cultrera | La processione del Venerdì Santo appena trascorsa credo che possa essere  annoverata tra le migliori degli ultimi decenni.  Si è riusciti  a coniugare con buon equilibrio, l’aspetto turistico culturale con quello religioso, frutto di una guida spirituale attenta e rigida nei contenuti, ma sempre disponibile a innovazioni e a operatività di grande apertura ai media e agli aspetti promozionale dell’isola. In questo si è colto la grande intelligenza e sensibilità del clero procidano guidato da don Lello Ponticelli e, dal punto di vista organizzativo, il grande lavoro del Priore e della Congrega dei Turchini, che, ancora una volta, si è dimostrato custode della tradizione con grande coraggio di innovazione, anche nel promuovere alcune donne al rango ufficiale di “consorelle”.

Tuttavia, ciò che conta non è l’aspetto esteriore; la domanda che ciascuno e insieme, come comunità cristiana, dovremmo porci è un’altra: quanto riesce a contribuire, tutto ciò, nell’indispensabile processo di conversione di noi piccoli peccatori di questa comunità? Quanto riesce a incidere in ciascuno di noi e nella comunità tutta?

Certo la devozione popolare è, nell’aspetto esteriore, un dolce rifugio dei cuori, che, nel caso della devozione del Cristo Morto fa bene al nostro cuore e si palesa in forme, quasi miracolistiche, meravigliose che lasciano comunque riflettere: anche nel rischio di indugiare in una maniera individuale e sentimentale di vivere la fede, che non sempre corrisponde ad una autentica pietà popolare.

Anche se l’accento si pone su forme esteriori di tradizioni, dal nostro punto di vista non possono esserci dubbi che lo Spirito Santo infonda di Bene una comunità provata da secoli nella fede: ciò è ancor più vero se parliamo della nostra comunità che, da secoli, si riunisce attorno al Cristo Morto, in maniera appassionata, fervente di fede e di compassione.

Ma finalmente si sciolgono le campane e possiamo riaprire le finestre alla Luce: è venuta la Pasqua! Possiamo, quindi, dire che la nostra comunità vive la Pasqua con la stessa intensità del Venerdì Santo?

Non è lecito dubitare delle conversioni che albergano nel cuore dei singoli in queste ore, né del puntuale sforzo della Chiesa locale nei riti pasquali, per quanto comprensibilmente in affanno dopo il grandissimo sforzo per la Processione del Venerdì. Non è blasfemo, tuttavia, notare che la Pasqua non riesce ad infondere nella comunità un afflato di gioia collettiva pari alla “passione triste” totalizzante del Venerdì.

L’importanza di tale considerazione non va vista solamente per un dato sociologico, né tanto meno per un punto di dottrina.

Vale appena la pena ricordare che la Morte di Cristo è solo un momento necessario alla Resurrezione. Ricordava don Giussani: “Il cristianesimo non è un pensiero, ma l’annuncio di una Presenza: l’Incarnazione è un fatto accaduto “

La scandalosa unicità di Gesù Cristo, anche nel confronto con le altre religioni monoteiste, sta nel fatto che Dio si è fatto uomo tramite suo Figlio e, a coloro che volgevano speranzosi lo sguardo al cielo ha detto, una volta e per tutte: “Venite con me, vi ci porto io”, sconfiggendo la Morte. Attraversandola necessariamente al fine ultimo del Ritorno al Padre, compiendo così l’Atto fondamentale per la Salvezza dell’Uomo.

“La risurrezione pertanto non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo mediante la sua “pasqua”, il suo “passaggio”, che ha aperto una “nuova via” tra la terra e il Cielo” (Benedetto XVI).

La morte dell’Uomo Gesù non è concepibile come dato a se stante (allora sì apparirebbe veramente drammatica e irrimediabile): invece il Figlio dell’Uomo ha SCELTO di morire al fine di RISORGERE e SCONFIGGERE la morte: per sempre e per tutta l’umanità.

La resurrezione di Cristo è la nostra speranza. E’ quindi, bellissima la partecipazione della quasi totalità della comunità giovanile nel corteo del Cristo Morto: ma è solo la consapevolezza del Cristo Vivo ad essere, anche e soprattutto per loro, conforto e speranza per il Futuro.

La comunità cristiana deve approfittare sempre del mistero pasquale per cogliere i frutti della Resurrezione, anche nella forma del Rinnovamento dei Cuori, della Fede e delle Opere. Qualche giorno fa un incontro della comunità isolana sui temi della sobrietà e della solidarietà ha segnato una tappa di avvicinamento alla Settimana Santa. Mi è sembrato di cogliere, anche lì, una grande domanda di Conversione e di sostegno ad una costante opera di Evangelizzazione. “La presenza di Dio accompagna la ricerca sincera che persone e gruppi compiono per trovare appoggio e senso alla loro vita. Egli vive tra i cittadini promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia. Questa presenza non deve essere fabbricata, ma scoperta, svelata. Dio non si nasconde a coloro che lo cercano con cuore sincero, sebbene lo facciano a tentoni, in modo impreciso e diffuso.” (Evangelii Gaudium)

La nostra isola soffre molti dei mali della contemporaneità. Gesù Vivo può guidarci nel farci comprendere l’importanza della pienezza di una vita cristiana fatta di QUALITA’ piuttosto che di QUANTITA’.

L’esplosione di gioia del messaggio della Resurrezione può, quindi, essere la chiave di un rinnovato impegno, nello spirito di una rinnovata evangelizzazione. Farci vivere la grande felicità di desiderare ciò che abbiamo e che utilizziamo perché ci è veramente utile. Credere nel Futuro nostro e dei nostri giovani, comunicando la nostra gioia di vivere e di ringraziare e gloriare il Signore. Comunicare, nella molteplicità dei media oramai disponibili, “la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto” (come insegna Papa Francesco).

La gioia e la bellezza della “pretesa cristiana” può essere, anzi, l’unico strumento efficace per indicare ai giovani una Speranza, un Futuro.

Tra le tante povertà da sconfiggere la più cogente è quella dei valori. E in un tempo di regresso e di debolezza dell’Uomo noi adulti facciamo fatica ad indicare una strada sicura alle nuove generazioni e spesso trasferiamo loro, per paura e bisogno, messaggi improntati alla chiusura, all’autosufficienza, se non alla avarizia materiale e spirituale.

Sembra sempre più facile individuare il superfluo che appartiene agli altri, che quello proprio! E’ più facile predicare l’umiltà che professarla!

E’ purtroppo più facile adeguarsi alla quotidianità e alla banalità del male.

“ Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. Nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. “

La Pasqua vissuta come processo individuale e collettivo è la vera Resurrezione!

Per questo anche il grande rito della Passione è solo l’inizio di una nuova consapevolezza nei nostri cuori: la Processione del Cristo sempre Vivo!

8 commenti su “La processione del Cristo Vivo, altro che morto”
  1. HECCE HOMO
    IL VENERDI’ SANTO HA DATO IL VIA ALL’APERTURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE – E NON SOLO A QUELLA EUROPEA ORMAI SI VOTERA’ ANCHE A PROCIDA TRA NON MOLTO.
    DETTO CIO’
    IO SONO PER LA CONTINUITA’ DELLA TRADIZIONALE POROCESSIONE- ORMAI IL PRIORE HA CHINATO IL CAPO PER FARSI COSPARGERE LA CENERE DAL CLERO- IL PAPA PREDICA: MA SERVE SOLO IN QUEL MOMENTO, I PRETI CONTINUANO A SMANIARE E GIOCARE CON LA FEDE.

  2. La Storia e la memoria di un popolo sono fondamentali
    Ma non tutte le tradizioni sono positive : per esempio credo che , nella nostra isola la tradizione delle lettere anonime , e oggi, dell’anonimato sul internet non sia una cosa bella , nè utile. Come anche la malafede e i pensieri contorti : che c’entra la processione con la campagna elettorale ?
    Ovviamente lo dico per il mio pensiero ma , anche , per esempio, per quello, che non condivido, dell’amico Salvatore Costagliola che , sicuramente ha scritto ciò che sentiva e non per bassi fini elettoralistici.

  3. Facile scrivere nobili propositi, difficile invece concretizzarli nei comportamenti verso il prossimo .

  4. Mai lette tante panzanate tutte insieme.
    Più che una riflessione, una predica, e come tutti i preti….fate quello che dico, non quello che faccio!

  5. Dopo

    aver letto questo articolo,mi viene in mente una solo una parola : ” AMEN ”

    Se l’estensore dell’articolo si fosse fermato alle prime 9 riga,beh,sarebbe pure accettabile,à la sua opinione ,e chi se ne frega.

    Ma ,il resto, altro che panzane…siamo nella retorica e nella demagogia più pura.

    Si parla tanto di comunità,di redenzione…

    ma di quale comunità sta parlando,a procida non esiste nessuna comunità, ognuno si fa i ca..li propri.
    Al limite,si potrebbe dire cosi:” ognuno partecipa alla processione ,individualmente,con la sua testa “

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