Redazione | Che l’Area Marina Protetta Regno di Nettuno fosse vista come una enorme “imposizione immobile” capace solo di promulgare divieti e applicare balzelli, è opinione comune. Ma l’AMP è anche altro, come evidenziano le bellissime esperienze sia italiane che estere.
Qualcosa sembra muoversi, ma arriva dal noto social network “Facebook” la denuncia- sfogo del direttore Riccardo Strada, che sottolinea con amarezza una realtà tutta italiana: “per la troppa burocrazia l’Area Marina Protetta non decolla.” Ingarbugliati in un labirinto fatto di gradi e uffici, carte bollate e richieste, l’organismo non riesce a mettere in moto il giusto meccanismo che lo porterebbe ad essere punto di riferimento per alcune delle attività cardine dell’economia della nostra isola e non solo (pesca e turismo tanto per fare un rapido esempio).
A cadere e a restare impigliati nella rete della burocrazia – e mai metafora fu più giusta – sono ora i fondi PON destinati al progetto di sicurezza che prevede la posa di un sistema tecnologicamente avanzato di videosorveglianza. “Noi come AMP Regno di Nettuno – sottolinea Strada – siamo solo i fortunati destinatari di tali fondi. Il progetto è molto più complesso e costoso.”
L’intero progetto, poi, è gestito direttamente dal Ministero dell’Ambiente e dal NOE dei Carabinieri ed è anche per questi diversi gradi istituzionali che il tutto risulta ancora essere in alto mare. “Una volta portato a termine il sistema servirà anche per regolare gli afflussi e molte altre cose” conclude Strada.
L’immobilismo che contraddistingue la burocrazia italiana degli ultimi decenni è davvero pesante, un ostacolo difficile da superare o aggirare che porta alla maturazione di tempi morti e all’impoverimento di realtà che invece potrebbero creare nuove economie e nuovi indotti.
FINO AD ORA
avevo la convinzione che la ” burocrazia ” fosse un male tutto italiano.
Mi debbo ricredere, mai come in questo caso è giustissima.